Durante il Cinquecento e il Seicento l’aristocrazia europea visse un periodo di splendore dimostrato nei lussuosi festeggiamenti. Il rapporto tra buone maniere ed eventi sociali era molto stretto, quasi tutti i gesti e comportamenti erano codificati in “creanze convenevoli”. La danza, la conversazione, i gesti delle dame e dei cavalieri erano ricchi di simboli e significati.
In occasione dell’eclissi di luna di questa sera, visibile anche dall’Italia e la più lunga di tutto il ventunesimo secolo, vogliamo riportare alla luce un festeggiamento nel quale buone maniere, evento festivo ed eclissi sono i protagonisti.
Siamo nella splendida Napoli del 1639 in piena epoca barocca, periodo nel quale tutta l’Italia era ritmata da fastosi festeggiamenti ricchi di opulenza, buone maniere e cordialità.
Nel 1639 nasce l’Infanta di Spagna e il viceré di Napoli duca di Medina de Las Torres organizza una meravigliosa festa che comprendeva, come di consueto, fuochi d’artificio, cavalcate, rappresentazioni, musica e danze.
Una delle rappresentazioni era ispirata all’armonia celeste ed erano coinvolti 36 cavalieri, la viceregina Anna Carafa e le sue dame. La principessa e le dame erano il sole con i suoi raggi, e i loro volti si presentavano con una splendida maschera nera.
Al cospetto del viceré la principessa si liberò dalla maschera; non era più il sole ora, ma una bellissima luna liberata dall’eclissi vicina al suo sole, il viceré, e le dame da potenti raggi si tramutarono in sognanti stelle. Le dame infatti erano vestite con una gonna bianca ricamata in argento e una parte superiore nera, anch’essa ricamata in argento. I colori, erano quelli della dea Diana cacciatrice. Il loro volto era coperto da una maschera di velluto nero.
Un gioco di eleganza, di colori e di simboli si fondono in un unico evento, la danza fu così complicata e ambiziosa da voler comporre, con i danzatori che formavano le lettere, una frase inneggiante agli arciduchi per i quali ballavano.
La principessa si libera dell’oscurità per brillare vicino al suo sole, l’eclissi e la sua simbologia nefasta viene dissacrata con un atto sociale. Il galateo è una chiave di lettura della storia.
Le parole del cronista della festa del 1639 raccontano:
“Si portarono per una suavissima calata al piano della Sala, et ivi, per primo invito o saluto del ballo ricevute da un concorde applauso del canto, del suono, s’accinsero all’impresa. E la prima che guida il Coro, e quasi il Corifeo del ballo la Principessa, o pur facendo con doppia face scorta all’ altre stelle seguaci; finché giunta avanti all’Eccellentissimo suo Mario si smascherò; e sgomberando dal volto la benda importuna, comparve libera dogn’eclissi fuor dal suo Mondo, e presso al suo Sole. Ripigliarono la tracci, e l’esempio l’altre, che nel punto del medesimo passaggio si sbendavano la Maschera; e calata quasi di nuovo la visiera, si sparsero affatto in campo non men da guerriere, che da cacciatrici “
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